| Ti guardo dal vetro che separa i nostri perchè, tu non puoi vedermi, i tuoi occhi sono chiusi, ma so a cosa stai pensando... so che hai paura solo per noi, anch`io ne ho. Entro nella tua stanza fredda e bianca, il battito accelerato del mio cuore si mescola ai bip-bip delle macchine che aiutano il tuo a battere. Entro ed indosso un camice verde ed una maschera di falsità, fatta di sorrisi,di lacrime trattenute,di belle storie. Ti racconto con parole vuote che va tutto bene, parlo,parlo senza dir nulla. Apri gli occhi e mi tendi la mano ed io vorrei regalartelo il mio cuore, come tu hai regalato a me la vita. Mi manchi papà, vorrei abbracciarti ma non posso, ti dico che sembri un alieno con quei fili che ti circondano. Quante stupidaggini... quante banalità pur di non dirti ciò che sento. Lo sai che non sono forte come dovrei. Allora ti lascio un bacio e finalmente tolgo la maschera uscendo, do sfogo a quel dolore che solo un figlio può capire, e piovono ricordi... gli album da colorare insieme, il libro "cuore" da leggere seduta sulle tue ginocchia, "La casa di daccio"che ti eri inventato per me... -Nunzia,si dice ghiaccio,non daccio- ma io puntualmente tornavo sul mio errore. E inevitabili i sensi di colpa, su quel bacio della buonanotte che non ti ho dato, sul mio sbattere la porta e andare via... tutto per il mio ostinato orgoglio... "la ribelle" ed hai ragione! Mi ribello a tutto questo, a quel tuo cuore ballerino, ai silenzi che mi circondano. Ma a cosa serve papà? Torno a casa, torna insieme a me. Ti aspettto sulla strada. accompagnami tu come quando ero piccola, sono io ora a tenderti la mano.
|